Vetrine – Exibition di Andy Warhol a cura di Achille Bonito Oliva @ PAN Napoli 2/2 Pars Destruens.

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Vetrine – Exibition di Andy Warhol a cura di Achille Bonito Oliva @ PAN Napoli 2/2 Pars Destruens.

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Se abbiamo parlato ben tre volte della mostruosa mostra Warhol, perché non farlo la quarta e, si spera, conclusiva volta?

Nell’ultimo articolo ci eravamo lasciati con delle sensazioni sul filo della positività.

Ogni situazione può avere degli aspetti positivi, a volerli proprio rinvenire.

Certo sorge spontanea una domanda, spiccatamente alla Antonio Lubrano, direi.

Perché mai pensando ad un evento pubblico, foraggiato dal Comune di Napoli, realizzato in uno spazio pubblico che, per di più si fregia del nome di Palazzo delle Arti di Napoli, ci si deve concentrare per trovare qualche aspetto positivo?

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Se poi aggiungiamo alla riflessione, in sé e per sé, già abbastanza angosciosa, anche la circostanza che Vetrine è stato l’evento apicale (anche per la meravigliosa assenza di concorrenti) del Forum Universale delle Culture Napoli 2013, la testa del malcapitato ottimista rischia di scoppiare.

Io non sono una persona particolarmente ottimista, e, soprattutto, da napoletana amante della mia bellissima città, non posso che essere annichilita dall’ultima Amministrazione di Napoli.

Quello che il Sindaco De Magistris sta facendo a Napoli è senza precedenti e, si spera, senza emuli.

Incompetenza, pressappochismo, tracotanza, sprazzi di reale ed avvilente poca lucidità, sono l’unico tratto distintivo che si riesca a rintracciare nella Amministrazione del nostro ex Magistrato preferito.

Nel panorama delle sue disattenzioni, scelte incaute e mostruose responsabilità, mi rendo assolutamente conto che lo scempio perpetrato  ai danni del Forum Universale delle Culture, passi in secondo piano.

Ma così non dovrebbe essere.

Consideriamo che questa Amministrazione ha programmaticamente detto che, attraverso eventi partecipativi, di spessore elevato sotto il profilo qualitativo, voleva rendere nuovamente grande la nostra città.

Ambiva a portare, finalmente, e come era giusto, se non doveroso, turismo di massa a Napoli.

Turismo di massa e di qualità.

Pertanto, per organizzare una serie di eventi che richiamassero masse popolari sì, ma con elevata propensione nello spendere, ha organizzato, uccidendo la città nello sforzo organizzativo: le prove di selezione dell’America’s Cup e le prove nonsobenecosa di nonsobenequale torneo di Tennis.

Eventi di estremo richiamo, estremamente popolari, che hanno portato tantissimi soldi a Napoli.

Il sarcasmo non è una virtù che coltivo, quindi passo oltre e mi pento.

Il Sindaco, forse resosi conto che qualcosa non aveva poi girato nel verso giusto, ha successivamente migliorato il tiro: lo scorso anno ha fatto partire il Giro di Italia da Napoli.

Deve poi, unfortunately, essersi reso conto che le strade di Napoli non si prestassero particolarmente bene ad una cara di ciclismo: è corso provvidenzialmente ai ripari, provvedendo all’ennesimo rappezzo sul rattopo di numerosi punti focali della città.

Anche in questo caso deve essere stato evidente il vantaggio socio-economico per la città e i cittadini.

Ora io non lo ricordo, ma deve essere l’effetto del mio nichilismo.

O forse, sonosoloinvidiosa.

Ad ogni buon conto, e stranamente, un evento anzi un mega contenitore di eventi di prestigio culturale, De Magistris poteva organizzarlo.

Lo sventurato Forum Universale delle Culture Napoli 2013.

Inutile dire che ottenere che venisse realizzato a Napoli non è stata una vittoria della sua Amministrazione.

Ma, c’è un vantaggio: è stato lui e solo lui, anzi mi correggo lui e tutta la Giunta Comunale da lui nominata (poi revocata, contestata, cambiata, rinominata) a devastarlo, il Forum.

Questo lo si può dire, anzi è proprio necessario dirlo.

Ultimamente sui cartelloni che pubblicizzano altri sventurati eventi riconducibili a questa Caporetto, leggo la dicitura Forum Universale delle Culture Napoli e Campania.

Abbiamo aggiunto l’intera Regione Camapania, forse per sentirci meno soli  nello sfacelo, e tolto l’anno, visto che siamo nel 2014 e ora, appena appena, gli eventi iniziano ad essere attuati.

Sulla qualità mi taccio, oggi sono di buon umore.

Ma per tornare al punto, e per meglio chiarire il devastante impatto della Giunta De Magistris sul Forum Universale delle Culture Napoli Campania già Forum Universale delle Culture Napoli 2013, parlare di Vetrine di Andy Warhol è decisamente emblematico.

Tenterò quindi di fare alcune riflessioni analitiche, sempre nel solco delle mie capacità e competenze non eccessivamente perspicue.

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In buona sostanza, questa mostra è stata organizzata con parte di soldi pubblici (il Comune ha dato un patrocinio, forse morale? chi può dirlo), parte con Fondi dell’oramai famigerato Forum Universale delle Culture Napoli 2013, parte con soldi provenienti da aziende private.

Quanto sia costata, precisamente, io non lo so.

So bene, però, che una simile organizzazione costa e costa moltissimo.

Il curatore della mostra è Achille Bonito Oliva: un professionista al quale si possono muovere poche critiche ed il cui valore resta indiscusso.

Un professionista i cui servigi sono, giustamente, costosi.

Vediamo, pertanto, che cosa ha pensato di ideare per Napoli.

Vetrine è sostanzialmente una mostra basata sulle rappresentazioni dei personaggi famosi e meno famosi cui Andy Warhol pensò di dedicare la propria arte, o meglio, le proprie serigrafie, polaroid, acetati; un occhio aperto sulle sue operazioni marketing, l’altro sulle collaborazioni con la discografia.

E poi un ultimo grande occhio, aperto su Napoli e sul Vesuvio ed il Terremoto del 1980 che tanto colpì Andy Warhol.

Tutto questo, in forza del preteso speciale rapporto che Andy Warhol aveva con Napoli.

Rapporto viscerale, che riporta alla mente di Warhol, secondo una fantasiosissima ricostruzione di De Magistris, NY.

Ecco cosa ha dichiarato l’entusiasta Sindaco, inter alia, a Il Fatto Quotidiano: “Per Warhol, Napoli era come New York. La confusione e i volti dei travestiti restituivano a Warhol familiarità per le strade di Napoli: la stessa sensazione avvertita nella Grande Mela. Anche nella New York degli anni ’80, infatti, in un certo senso, si tornava; così stra-raccontata nei film, nella musica e nell’arte figurativa. Quella confusione e quei volti che per Pasolini potevano essere boccacceschi, per Warhol erano pop. Napoli, avvertita e riconosciuta da Warhol, al di là del bene e del male, nella sua complessità. Come Mao Tse Tung, come Marilyn e come Jackie Kennedy, come la lattina della Campbell, allora, anche il Vesuvio divenne pop.

Leggiamo adesso i Diari di Andy Warhol: di sicuro dovrà emergere questo spassionato amore, lo dice De Magistris ed il Sindaco di Napoli è un uomo d’onore.

” Lunedì, 31 marzo 1980. Abbiamo dovuto fare TV per le strade, nei bassifondi di Napoli. Suzie ha nascosto i suoi gioielli. Abbiamo girato un po’ ed è stato divertente vedere quel vecchio sistema dei vestiti appesi per la strada su fili tra una finestra e l’altra. (…) Martedì 1 aprile 1980 (…) Poi è arrivata Sao Schlumberger e l’abbiamo invitata a colazione in un locale del porto. Poi sono venuti a prenderci per l’inaugurazione e c’erano lì almeno 3000 o 4000 persone, non si riusciva ad entrare, era orribile e alla fine ce ne siamo filati via, davano una festa per noi in un posto che si chiama qualcosa come City Hall, un night per travestiti. Finalmente dopo tre ore di attesa quella regina dei travestiti con i peli sul petto è entrata e siccome stavo parlando mi ha detto di tacere, ha fatto un paio di numeri e poi, improvvisamente, mi ha spinto da parte ed è uscita di furia e non siamo riusciti a capire cosa era successo (…) Ma era troppo noioso. Fred è stato insultato perché le luci sono state puntate su di noi troppo a lungo e se l’è presa con Lucio (Amelio ndr) e gli ha detto che era la serata più ridicola del mondo e che Lucio ci aveva fatto sprecare il tempo perché quel genere di serata non serve a vendere quadri e lui ci aveva soltanto usato per entrare nel mondo dello spettacolo.”

Un amore perfino eccessivo quello di Andy Warhol per Napoli, pari solo alla stima professionale che lui ed il suo entourage provano per Amelio, come emerge dai brani citati.

Ma sentiamo le riflessioni di Andy Warhol dal suo stesso diario sul Terremoto del’80, che tanto lo sconvolse.

Sono ferma alla data del 15 dicembre 1980 ed ancora non ho trovato una riga su questo avvenimento che tanto l’ha turbato.

Forse ho visto male, forse sono tutte racchiuse nel giorno 16 dicembre.

Ma io non ho voglia di continuare.

Piuttosto, parlerei brevemente, dei due documenti audiovisivi che facevano da pendant alla mostra: un video realizzato da Mario Franco e che documenta proprio alcune parti di quei giorni che Warhol trascorse nella sua amata Napoli, il secondo realizzato da uno dei fotografi della Factory durante un viaggio in barca del massimo artista della Pop Art, verso una prestigiosa località marina statunitense, se non vado errata Cape Cod.

Il primo documento, che, tra le altre cose, registra l’arrivo di Warhol nell’attività dedicata ai documenti cinematografici, che in quegli anni gestiva il Prof. Mario Franco, è deflagrante.

Se mai si vide una persona desolata, annoiata, un po’ delusa dalla compagnia che deve suo malgrado patire, quella è Andy Warhol che gira per Napoli.

Il massimo dell’entusiasmo, poi, lo mostra a tavola: guarda tutti con profondo orrore ed anche una certa dose di commiserazione pelosa; sdegna perfino una succulenta mozzarella, a mio sommesso avviso, ben più interessante della proverbiale scatola Campbell’s.

Ma chissà forse la mozzarella ha meno impatto visivo e commerciale, se rappresentata su tela.

Quanto al secondo video, quello delle liete vacanze (se non fosse che, come e peggio del primo, la sua visione sia stata letteralmente sconquassata da problemi tecnici), esso a mio parere è ancora più significativo.

Mostra perfino un Andy Warhol sorridente.

Certo sul finire del nastro e del viaggio, quando con la sua meglio gioventù è seduto a tavola con un cappellino buffo e una lingua di menelik in mano.

Ogni commento è superfluo.

Eppure, c’è chi ritiene, il Sindaco, in particolare, che questa sia stata una mostra di livello internazionale (sic!), che ha coinvolto tanta gente come un enorme concerto rock (sic! per la seconda volta!), realizzata senza sciupare soldi pubblici (mi taccio!).

Se poi consideriamo, e per l’ultima volta, che questo era l’evento gordiano nonché il primo, nonché oggettivamente l’unico di un qualche valore culturale, del Forum Universale delle Culture Napoli 2013, la voglia di cambiare emisfero, non semplicemente città o anche nazione, sale fortissima: bisogna mettere la giusta distanza tra sé e tanta stolida, tracotante, irragionevole incompetenza.

Scusatemi ora vado, devo godermi il rinnovato prestigio del Museo Comunale PAN che propone una nuova trascinante mostra di livello internazionale.

Aspettate, fatemi riflettere, il concertino l’hanno fatto tre mesi fa, due mesi fa instagram, mmm, non riesco a ricordare oggi cosa ci sia… ah già la personale di Luigi Grossi, più o meno collega di Koons.

Daniela B. Persico

Le immagini che compaiono in questo post sono prese dal web