Trasgressivo, barocco, creativo: David LaChapelle a Roma
Impossibile non venir conquistati da LaChapelle, artista multimediale le cui opere sono presenti nei più importanti musei e collezioni di arte contemporanea e i cui video musicali hanno viralizzato la rete, come quello con la colonna sonora di “Take me to church” con Polunin che sembra volare e “Rize”, girato nei ghetti di Los Angeles e premiato al Sundance Film Festival. Dopo sedici anni torna a Roma, al Palazzo delle Esposizioni, con una mostra di oltre 100 opere, tra inedite, altre esposte per la prima volta in un museo e i suoi video. In occasione dell’anteprima ha dichiarato: “Voglio che siano le foto a parlare per me, perché per me le parole sono di secondaria importanza. Le immagini sono più indelebili delle parole, mi piace l’idea di rallentare il tempo con una immagine che è fissa.
La mia ispirazione non viene dall’esterno ma dal mio interno. Per me la fotografia è tutto, è tentare di fermare il tempo. Dopo aver lavorato venti anni per le riviste mi sono reso conto che era il momento di smettere e ritornare alla mia prima formazione, alla natura. Sono soddisfatto di aver potuto presentare le mie foto nelle gallerie e nei musei”.
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I filmati di backstage, che andrebbero visti prima delle opere, illustrano il suo modo di lavorare con cui dispiega e organizza la sua creatività, estende le sue competenze (dalla scenografia alla regia) per la realizzazione di set fotografici che rendono irriconoscibile il confine tra sogno e realtà. Con il suo stile post-Pop sembra continuare, aprendo nuovi percorsi, dove Warhol, che gli procurò il suo primo incarico da fotografo professionista, ha lasciato. In mostra anche le opere che lo hanno reso famoso, tra il 1995 e il 2005, con i ritratti di personaggi della moda, del cinema e scenografie surreali con tematiche religiose e citazioni di opere della storia dell’arte.
Come “Rape of Africa” (2009), citazione di “Venere e Marte” di Sandro Botticelli (alla National Gallery di Londra), in cui sostituisce la diafana Venere botticelliana con una seducente Venere di colore, Marte riposa e i fanciulli giocano con le armi che vediamo nei telegiornali. Questa mostra privilegia soprattutto le opere a partire dal 2006, anno in cui esegue la serie “The Deluge” (nella rotonda al piano terra) ispirata al Diluvio michelangiolesco della Cappella Sistina, in cui prefigura, ambientandola in un set cinematografico dove accalca una umanità nuda e disperata, la decadenza di una società narcisista, affetta da nevrosi compulsive, dedita al consumismo espresso dal crollo delle insegne di Gucci e del Cesar Palace. Alla meraviglia per le opere del passato si sovrappone l’analisi del presente. Della stessa serie colpiscono gli “Awakened” (i risvegliati), persone comuni che si risvegliano-risorgono fluttuando nell’acqua, ambasciatori di speranza per una rinascita in un’altra dimensione. “Still life” (natura morta 2009-2012) è la serie di scatti che il fotografo ha eseguito nel Museo Nazionale delle Cere di Dublino, dove ha immortalato, dopo l’atto di vandalismo che ne ha danneggiato la collezione, i rottami dei personaggi famosi (Ronald Regan, Cameron Diaz, la principessa Diana etc.). LaChapelle rintraccia la presenza del divino nel quotidiano: gli apostoli dell’Ultima Cena sono persone qualsiasi, tatuate, soltanto Gesù è luminoso (“My personal Jesus”, 2003-2009). Negli anni successivi la figura umana tende a sparire come in “Negative Currencies” (negativi di monete cartacee, oscuro presagio della imminente crisi finanziaria mondiale, tanto diverse dal denaro celebrato da Warhol). In “Land Scape” (con il doppio significato di fuga dal paesaggio) le centrali industriali in perenne attività abitano paesaggi deserti e in “Gas Stations” (citazione di Edward Hopper) i simboli di un sistema di produzione energetica imperfetto saranno i reperti archeologici industriali del futuro, immersi nelle foreste pluviali, templi della nostra epoca. Nelle sue foto non ci sono manipolazioni digitali o effetti di post-produzione, tutte si avvalgono di set abilmente costruiti, in paesaggi scelti con tale cura da sembrare iperreali. Il fotografo costruisce l’immagine e la saturazione cromatica è spinta al massimo.
Oggi LaChapelle vive tra Los Angeles e l’isola hawaiana di Maui, dove si è rifugiato, allontanandosi dai riflettori dello star system e della moda, per dedicarsi all’arte. Ci ha salutato con queste parole: “Cerco di fare delle immagini che diano una chiarezza in un mondo che non lo è. Si possono usare la bellezza e i colori come uno strumento, piuttosto che farsi prendere dal nero e dall’incertezza della realtà odierna. Per me l’arte e la natura sono tutto. Sono gli unici due luoghi dove troviamo il sublime. Stare in solitudine è, per me, il modo migliore per ascoltare la natura e la mia voce interiore, cerco di ascoltare quello che c’è nella mia testa e nel mio cuore”.
Questo è il trailer del film RIZE premiato al Sundance Film Festival:
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INFORMAZIONI
Sede: Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale 194 – Roma
Periodo: 30 aprile – 13 settembre 2015
Orari: da domenica a giovedì: dalle 10.00 alle 20.00;
venerdì e sabato: dalle 10.00 alle 22.30; lunedì chiuso
(Dal 13 luglio al 30 agosto: dalle 16.00 alle 24.00)
Biglietto: intero € 12,50; ridotto € 10.00 (Per tutte le mostre in corso)
(Dal primo giugno: intero € 10.00; ridotto € 8.00)
Informazioni e prenotazioni: tel. 06 39967500;
Sito: www.palazzoesposizioni.it
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