L’INCONTRO CON LO SPAZIO OPIFICIO ARTI PERFOMATIVE E CON GLI ARTISTI SALVATORE LENDI ED ENZO PALUMBO

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L’INCONTRO CON LO SPAZIO OPIFICIO ARTI PERFOMATIVE E CON GLI ARTISTI SALVATORE LENDI ED ENZO PALUMBO

L’Opificio Arti Performative e’allocato in un’ampia area che un tempo veniva ritenuta la zona industriale di Frattamaggiore – Napoli mentre oggi viene considerata a tutti gli effetti centro storico .Questo imponente nucleo di circa 25000 mt2 fu edificato tra il 1895 e il 1900.

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In origine l’intero impianto fu denominato Canapificio-Corderia,nel 1928 mutò in Canapificio Partenopeo. Nel corso del tempo vi hanno lavorato a regime diverse centinaia di persone,fino ad arrivare alle mille unita’ negli anni 70,per poi entrare in una inarrestabile crisi ,obbligando la famiglia Lendi proprietaria dell’immobile nel 2001 ad interromperne l’attivita’. Nel 2014 per volonta’di due artisti Salvatore Lendi ed Enzo Palumbo nasce L’OPIFICIO ARTI PERFORMATIVE spazio di circa 200 mt2 facente parte dell’intero nucleo recuparandolo a una piena fruibilità. L’ OPIFICIO e’una realta’ non-profit destinato alla progettualita’dalle molteplici vocazioni,dove sviluppare confronti non esclusivamente con le realtà socio-culturali locali,ma con uno sguardo proteso alla realta’nazionale ed internazionale,con una propensione speciale verso gli ambiti giovanili. Nel corso di un anno di attività OPIFICIO annovera tre grossi eventi espositivi MANIFESTO COS’HAI AL POSTO DEL CUORE e TRASLAZIONI ed un’importante evento musicale dedicato alla figura di Mario Musella ed infine vanta la partecipazione a NAF- Napoli Arte Fiera. Con la sua attivita’ l’ OPIFICIO registra la collaborazione con 35 artisti campani e nazionali i quali con entusiasmo contribuiscono con il loro impegno e le loro opere alla diffusione dell’arte contemporanea. Come ci dice Enzo Palumbo Docente presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli : “ Questo Spazio nasce perché i giovani artisti possano emergere ed avere contatto con l’arte contemporanea. In anni di sempre grandi trasformazioni, sotto tutti i profili, da quello sociale a politico a quello scientifico e tecnologico, l’arte più che mai si deve interrogare su se stessa: sul proprio ruolo, sulla propria funzione, ma anche e soprattutto sul proprio linguaggio. Poiché è proprio attraverso di essa che l’uomo tende sempre d’identificarsi forse oggi più di ieri dove l’artista e continua evoluzione dove i linguaggi sono fondamentali lo si è esprime attraverso la ricerca e la sperimentazione o meglio ancora attraverso la semiotica e la semantica dove le forme, l’estetica, la sua sintassi, i suoi stili e stilemi, che l’arte può entrare, più o meno, in rapporto con la realtà circostante, con la storia, con la vita degli uomini che la fanno e che ne fruiscono.

Un rapporto che può essere ambivalente: un viaggio di andata e ritorno. L’arte deve subire l’influenza della realtà e del suo divenire, ma deve anche, al tempo stesso, influenzarla e influenzarne, in qualche modo, le trasformazioni. O almeno deve provarci. Non solo lavorando sulle idee, e dunque sulla percezione, sull’interpretazione della realtà, ma anche sulla sua progettazione. Ma perché questo possa accadere occorre che l’arte contemporanea diventi strumento più forte e più duttile al tempo stesso, da una parte recuperando e rinsaldando le proprie radici e dall’altra aprendosi alla molteplicità delle sue infinite possibilità espressive ed altrettanto infinite concezioni estetiche attuali. Solo così l’arte può entrare efficacemente in rapporto dialettico con una realtà così articolata, stratificata, sfaccettata e complessa come quella contemporanea. Con la mostra Traslazioni abbiamo potuto ammirare tutte queste sfaccettature dell’arte grazie ha questi artisti che fanno parte del nostro panorama artistico nazionale ed internazionale che con i loro linguaggi diversificati hanno danno l’idea di traslare questo mondo dell’arte in continua evoluzione ed è ovvio che tra le due cose ci sia un rapporto più o meno diretto di causa-effetto, o per lo meno di osmosi o di contagio. Ora il mondo in cui oggi viviamo è l’inquieto, stratificato, caotico e contraddittorio risultato di tutte queste trasformazioni”. Hanno partecipato alla mostra i seguenti artisti : Michele Auletta – Giuseppe Di Guida – Salvatore Lendi – Lello Lopez – Pietro Maietta – Angela Maione – Giacomo Montanaro – Enzo Palumbo – Gloria Pastore – Lucio Perone – Peppe Perone – Felix Policastro – Anna Maria Pugliese – Raffaele Sammarco – Amedeo Sanzone.