Army of the dead, la recensione
Army of the dead è il nuovo film di zombi di Zack Snyder uscito per Netflix.
Credo che non ci sia bisogno di presentare chi sia Zack Snyder, a oggi è uno dei registi più conosciuti degli ultimi anni, famoso per i film dei supereroi DC, in modo particolare la Snyder-cut della Justice League, ma qui scrivendo una recensione su Army of the dead e non su cinema di Snyder che fra altro piace molto come regista.
Questo è il secondo film di zombi di Snyder, il primo è stato l’alba dei morti viventi, remake del 2004 del film di John Romero del 1978, in pratica è il film in cui un gruppo di sopravvissuti per salvarsi va in un centro commerciale.
Diciamolo subito, non sono proprio un grande estimatore di film o serie di morti viventi, secondo me a parte i film di John Romero e quelli del nostro Lucio Fulci ci sono state davvero poche novità nel genere.
Un genere che purtroppo è oramai stratificato e fin troppo conosciuto, che non riesce più andare oltre i suoi stessi stereotipi, che sia film, o serie tv o fumetti o videogiochi, la storia di zombie resta sempre la stessa, i protagonisti armati fino ai denti sparano alla testa degli zombi, e questi muoiono definitivamente.
In pratica quando vedi una storia di zombi sai già cosa stai vedendo, sai già cosa succederà e puoi persino anticipare le singole scene, a volte le uniche differenze sono il modo in cui gli uomini uccidono gli zombi o viceversa.
C’è da domandarsi se rivedere sempre la stessa storia non sia altro che crearsi una comfort zone o la classica coperta di Linus, dove allo spettatore piace rifugiarsi, arrivando persino ad odiare qualsiasi tipo di storia alternativa; per esempio tra il pubblico c’è chi non sopporta se in una storia gli zombi questi non vanno lenti ecc. per molti gli zombi devo essere sempre gli stessi, cretini, lenti, putrefarti, affamati mai niente che vada oltre questi stilemi.
Tornado al film di Army of the dead, la storia è facile da riassumere, c’è un convoglio militare che sta attraversando lo stato del Nevada con un carico misterioso, questo ha un incidente, e si scopre che il carico altro non è che un militare che è diventato uno zombie, uno zombie molto veloce e dotato di una certa intelligenza, questo dopo aver attacco la scorta e averla infetta si dirige con loro verso la città più vicina Las Vegas. La città viene presto contaminata e il governo decide di circondarla con dei container per tenere gli zombi rinchiusi. Passano gli anni e alcuni cittadini di Las Vegas sopravvissuti viene proposto di tornare in città per rubare l’incasso di un casinò chiuso in una cassaforte. Questo comando improvvisato è comandato da Scott Ward, interpretato da Dave Bautista, l’ex lottatore di Wrestling e famoso soprattutto per il ruolo di Drax il Distruttore nei guardiani della Galassia.
Army of the dead vuole essere un film di rapina in una storia di zombi, e dopo aver raccontato la distruzione di Las Vegas nei titoli di testa, con una sequenza che ricorda opening di Watchmen, si concentra con la presentazione e il reclutamento dei personaggi protagonisti.
Interessante ambientazione nel vedere Las Vegas come una città distrutta circondata da un muro fatto di container, che può anche ricordare alla lontana l’anime attacco dei giganti; e con qualche piccolo accenno socio-politico dove il governo e l’opinione pubblica americana non sa cosa fare degli zombi o dei sopravissuti sfuggiti alla città. La tendopoli costruita sotto il muro di container sembrano molto simili ai campi profughi di troppe parti del mondo e mentre le persone in quarantena somigliano a degli immigrati ai confini che cercano di rifarsi una vita; ma questi sono argomenti solo accennati, ma dopo tutto le storie di zombi hanno da sempre avuto un sottotesto politico più o meno forte, anche se in Army of the dead gli argomenti sono trattati in modo abbastanza superficiale, perché quello che si vuole raccontare è un action movie dove si vedono zombi fatti a pezzi in tutte le maniere e diciamolo è anche giusto così.
I personaggi vengono introdotti uno per volta, ma sono veramente pochi quelli che restano impressi, tanto che diventa difficile persino ricordarne i nomi, forse ce ne sono troppi, alla fine quello meglio caratterizzato resta il protagonista Scott Ward, cioè Bautista, che ha pure un’interessante dinamica con la figlia. Bautista rende bene il personaggio e in pratica da solo tiene in piedi l’intera storia, e che prende a piene mani dagli eroi action degli anni 80, in particolar modo da Arnold Schwarzenegger nella fisicità del personaggio e dal’umanità di Bruce Wills.
Gli altri sono quasi di contorno e seguiamo in modo abbastanza separato le loro storyline mentre cercano di raggiungere il casino evitando o uccidendo zombi.
Zombi che si dividono in vari tipi tra quelli lenti e quelli più veloci, cioè gli Alpha che hanno persino una certa intelligenza e una specie gerarchia sociale, e sembra essere usciti dai film le colline hanno gli occhi e persino io sono leggenda del 2007 con Will Smith.
Il vero problema è di questo film è che davvero non riesci più di tanto a provare empatia o a simpatizzare con i protagonisti, a parte il personaggio di Bautista e pochi altri, fra altro il piano della rapina fa acqua un po’ dappertutto, e lo spettatore lo capisce ancora prima dei protagonisti a questo s’aggiunge che il film, nonostante alcune piccole novità, non riesce mai ad andare veramente oltre gli stereotipi dei film precedenti, e per tutta la visione ti sembra di vedere qualcosa di già visto in altri lungometraggi e videogiochi, tanto che si può persino giocare a indovinare il destino dei personaggi nella prima mezz’ora.
Alla fine Army of the dead si chiude con il più classico dei cliffhanger dei zombi movie; e dopo aver passato due ore e mezza a vedere questo film, in realtà non ti resta molto, più che altro perché non vuole essere molto di più di quello che è, cioè un film di zombi con alcune piccole variazioni sul tema, resta il dubbio di come sarebbe andato questo film al cinema, anche se forse la durata lo avrebbe penalizzato non poco, e forse qualche taglio in più anche in streaming, non sarebbe stata una cattiva idea.
E’ un vero peccato che Zack Snyder da grande regista e narratore, non abbia voluto rischiare più di tanto con questo zombi movie, ma forse anche non avrebbe potuto neanche volendo tentare qualcosa di nuovo, un vero peccato perché mi aspettavo qualcosa di più da lui di un compitino svolto, tenendo anche presente che andando su un servizio streaming, si sarebbe davvero potuto fare qualcosa di più coraggioso e originale, se non si rischia oggi su Netflix o su Amazon, dove si vuole rischiare?
Oggigiorno purtroppo stiamo vivendo un momento d’omologazione dei generi cinematografici (e in alcuni casi anche nello streaming), oramai lo spettatore si vede un film già sapendo cosa aspettarsi, soprattutto in certi generi, tanto che sembra davvero vedersi sempre lo stesso film. Vogliamo davvero vedere in un loop infinito storie di zombi e di supereroi per anni e anni? Alla fine non diventeremo noi stessi degli zombi a cui ci viene dato da divorare sempre il medesimo cadavere?
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