215° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI ELEONORA PIMETEL DE FONSECA

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215° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI ELEONORA PIMETEL DE FONSECA

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Si è celebrato presso il Santuario della Madonna del Carmine i 215 ° anniversario della morte di Eleonora Pimentel De Fonseca con il Patrocinio del Comune di Napoli –
Assessorato alla Cultura e dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli erano presenti alla commemorazione : Nino Daniele Assessore alla Cultura del Comune di Napoli, Gerardo Marotta Presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli , Guido D’Agostino Storico , Saggista e Studioso Universitario. Nel suo intervento Gerardo Marotta ha fornito un’ampia descrizione della figura di Eleonora Pimetel De Fonseca : “ I suoi primi otto anni li ha vissuti a Roma, al numero 22 di Via Ripetta; gli altri trentanove e mezzo a Napoli, tra Santa Tresella agli Spagnoli, Gristo Re, Sant’Anna di Palazzo, le prigioni della Vicaria e del Carmine, il palco in piazza Mercato. Ella era di genitori portoghesi: il padre, don Clemente Henriquez de Fonseca Pimentel Chaves, è di origine spagnola; è si e trasferito a Roma nel 1750 e ha preso in sposa Caterina Lopez de Leòn, di nobiltà papalina; dall’unione sono nati ben cinque figli: Eleonora, Michele, Anna, Gerolamo e Giuseppe, Eleonora nacque nel 1752, mentre l’ultimo dei suoi fratelli nacque a Napoli dove la famiglia si trasferì, per motivi di sicurezza. A Roma l’aria che tirava non era buona in particolare modo per i portoghesi, dopo l’espulsione dei Gesuiti dal Portogallo, si temevano ritorsioni. Era il 1760 Napoli città del sole ma anche della tolleranza dato, che tutti gli inquisitori spagnoli e romani sono stati in condizione di non nuocere, grazie alle rivolte popolari, alle indagini del giudice Fraggianni e ai decreti firmati dal grande re Carlo III di Borbone. Rispetto alla depressione e repressione romana, la capitale del Regno di Napoli appare come terra di libertà. I de Fonseca Pimentel erano nobili ed il padre di Eleonora era un marchese, di un casato illustre, tra gli antenati c’era un vicerè di Napoli, un consigliere di CarloV, un connestabile di Castiglia. A Napoli si trovano bene, anche se i tempi che corrono non son dei migliori, anzi il Regno di Napoli divenne modello di civiltà e di libertà che si contrapponeva in particolar modo alla politica della repressione, che vigeva ai quei tempi. La piccola Eleonora, vissuta nella bambagia romana, che egli ha consentito di sviluppare precocemente le sue attitudini letterarie, incominciò a scrivere delle poesie, che destarono l’ammirazione dello zio, l’abate Antonio Lopez. Eleonora divenne una delle donne più importanti di Napoli egli in seguito si iscrisse anche al salotto culturale voluto dalla regina Maria Carolina il quale si ispirava all’Arcadia. Eleonora fin dalla prima notte napoletana, nel cupo palazzo di Santa Teresella agli Spagnoli, scopre la città tumultuosa e piena si rumori incomprensibili, anche la lingua per Eleonora attenta osservatrice fu un grande mistero, ovvero la promiscuità del linguaggio e delle persone di coloro che vivevano, nei bassi ai nobili che vivevano agiatamente. Nella città di cultura promiscua : Eleonora comincia a somigliarle, anche il suo bagaglio culturale si arricchisce di nuove nozioni ed emozioni: studia il greco e il latino, scrive poesie in italiano, a più non posso, ma apprende anche rudimenti di botanica, mineralogia, chimica, astronomia, e si accosta alla musica. E’ una bambina – prodigio e in seguito una fanciulla- prodigio e non facile per una donna, trovarsi davanti a vecchie concezioni che non tramontano mai. Ella divenne amica dell’Abate Galiani, e del medico- botanico Domenico Cirillo, e di don Alberto Fortis scienziato, geologo e autore del celebre libro “Viaggio in Dalmazia”, questa era Eleonora la quale aveva affettuosa amicizia che si protraeva nel tempo attraverso un sodalizio epistolare che presterà il fianco a infiniti e ingiuriosi sospetti. Eleonora non era una gran bellezza: egli era di statura media, corpo poco armonioso, seno grosso, occhi neri luminosissimi, viso olivastro e piuttosto marcato. Il primo salotto napoletano che apre le porte alla marchesina Pimentel Fonseca è quello dei Vargas Macchiucca, venne accolta con calore tipicamente partenopeo. La sua immagine esotica, il sorriso dolcissimo che attribuisce le linee non propriamente armoniose della figura, e soprattutto il suo linguaggio fluido, aggraziato e appropriato, un’eloquenza che prende le distanze, e nel contempo le consentono di ottenere attenzione. Egli cantava meravigliosamente Cimarosa, Paisiello, Pergolesi, leggeva brani del Metastasio recitandoli con grande enfasi, nello stesso periodo si aprirono le porte dei circoli culturali, tra cui l’Accademia dei Filaleti dove ripropone le sue poesie, che vennero accolte da entusiastici consensi. Eleonora diventa anch’essa una “pastorella” , incipriata, una domina che impugna la rete per acchiappar farfalle, il falcetto per coglier rose nei giardini fiabeschi e nelle serre magiche dei siti reali. Finalmente fa parte di un mondo nuovo, dove tutti gli intellettuali del tempo si ponevano domande : di astronomia, mineralogia e letteratura, Eleonora sarà un personaggio scomodo dato che ella avvia una fitta corrispondenza con tutti gli intellettuali d’Europa. Per anni coltiverà una sua esigenza che in seguito diventa anche del Filangieri, ovvero la filosofia dello stato “secondo ragione”, che sarà il primo passo sul cammino della democrazia compiuta. Era il 12 maggio del 1768 Eleonora compie sedici anni, in compagnia dello zio abate, viene ricevuta a corte, in occasione delle nozze del giovine re Ferdinando IV, in onore degli sposi Eleonora compone un epitalamio: “Il Tempio della Gloria”, fu un successo strepitoso e altri epitalami, per anni Eleonora coltiverà questo genere poetico; ne comporrà per le nozze di Maddalena Serra di Cassano con il conte di Policastro e per la nascita dei figli dei Reali di Napoli, così si crea una piccola fama anche fuori del Regno. La portoghesina diventa massone col nome di Altidora Esperetusa: un nome che scaverà un altro solco incomiabile tra lei e la plebe napoletana la quale la sberleffa dicendo: “ donna Lionòra f’e ppèrete”, questo scontro culturale con la plebe era irreversibile, l’unico che riusciva a comunicare con il popolo era Ferdinando con i suoi famosi madrigali. Nessuno perdonerà mai Ferdinando d’essere come i lazzari; a questi è mancata o stata negata l’opportunità di scegliere un modello diverso di vita; a lui è stata concessa l’irripetibile occasione di promuovere questo modello, e l’ha rifiutata, mentre Ferdinando è un lazzaro, ma non ha il diritto di esserlo. Eleonora vive la sua stagione di gloria per il momento la plebe la sfiora, ma non la colpisce ancora. Dalla paterna casa si reca a corte, nei palazzi aristocratici, o nei salotti intellettuali.[adsenseyu4]
Ella è lusingata, si illude di realizzarsi come donna e come intellettuale; i suoi sensi di colpa sono assopiti e forse non si sveglieranno più, ma la voce è coperta dal frastuono del successo. Quando nasce Carlo Tito l’erede al trono elle partecipa a corte con i soliti versi d’occasione i quali furono apprezzati dalla regina Maria Carolina . Nel frattempo i francesi prendevano la Bastiglia, a Napoli quel 14 luglio del 1789, è un giorno come un altro ed anche per Eleonora, la quale si bea dei suoi piccoli trionfi letterari. Era il 1775 quando nacque Carlo Tito venuto al mondo dopotre femmine, per lui Eleonora scrive “La Nascita di Orfeo” . La piccola Eleonora vive nel mondo delle favole, popolato di maghi e fatine, gnomi e folletti, in seguito Carlo Tito muore nel 1778, la portoghesina passa come jettatrice , da quel momento nasce la prima rottura con i Borboni. La sua vita familiare non è delle più rosee, all’ inizio sembrava andare tutto bene il padre ottenne dai Borboni il riconoscimento dei propri titoli nobiliari, così Eleonora potè vivere la sua vita di intellettuale, egli si abbonò all’Enciclopedia di Diderot e d’Alembert, legge le poesie di Petrarca e gioca al lotto confidando in un ambo, o in un terno che le consentono di sostenere spese voluttuarie. Egli frequenta i grandi intellettuali napoletani ed europei, però capì che era una donna sola che deve fare i conti con il mondo che la circonda. E’ questo il motivo che la spinge a cedere ad un uomo, ad accettare l’offerta di matrimonio del tenente Pasquale Tria de Solis, nobiltà di seconda mano. Dato che era sfumato quello con il cugino Michele Lopez per colpa di entrambi forse Eleonora che aveva capito tutto gli dedica una poesia. Eleonora è un ottimo partito per i Tria de Solis i quali sono soddisfatti del matrimonio che si presenta sotto i migliori auspici, per la portoghesina arriva il momento del matrimonio. Il matrimonio avvenne nel febbraio del 1778 era un giorno freddo e da poco Eleonora aveva compiuto ventisei anni, la dote che ella portava al Tria era cospicua, un ricco corredo, mille ducati in contanti e tremila in titoli, altri trecento consegnati al marito per l’acquisto di nuovi immobili. Eleonora va a vivere col marito , in una grande casa alla Pignasecca, che però diventa subito piccola per la presenza di quattro cognate nubili, brutte, isteriche, invadenti, gelose del fratello. L’unico cenno di approvazione, tra sorrisini e gridolini, Eleonora lo riceve dopo la prima notte di nozze, trascorsa nel chiuso soffocante della camera da letto, ella la mattina comprende con chi aveva a che fare dato che quest’uomo che diceva di amarla espone le lenzuola piene di sangue come fosse un cimelio di guerra. Il matrimonio di Eleonora è un lungo inferno che si conclude con un processo di separazione. La causa della separazione avvenne grazie non tanto alla sopportazione che Eleonora doveva fare giorno per giorno, ma con la morte del figlio che avvenne il 25 giugno 1799 il quale fu vittima di un’epidemia, lo strazio di Eleonora fu lacerante. Dopo il matrimonio fallito Eleonora si dedica alla politica e in particolar modo agli ideali di libertà e di uguaglianza che influenzano tutta l’Europa. Era il 21 gennaio del 1793 a Parigi cade la testa del cittadino Capeto, ex re Luigi XVI e di sua moglie Maria Antonietta sorella di Maria Carolina , la quale alla notizie scappa con il re in Sicilia. Da questo momento Eleonora Pimentel e la regina divennero nemiche acerrime, Eleonora insieme agli altri “cospiratori” fonda il giornale il Monitore, e da questo giornale che ella attacca Carolina . La nuova Eleonora è una donna feroce, causa la perdita del figlio e del matrimonio fallito, oppure aveva capito che la democrazia, era l’arma vincente dei popoli. Con l’arrivo dei Sanfedisti , era il 21 giugno del 1799 quando vi fu la capitolazione, dei giacobini i quali si arresero e con il ripristino della famiglia reale.Eleonora e tutti coloro che avevano partecipato alla cospirazione vennero condannati a morte, ella fu fatta decapitare in Piazza Mercato tutta la folla la ingiuriava e la sputava in faccia, i lazzari per schernirla scrissero una canzone:

‘A signora Donna Lionora
Che allucava ‘ncopp’ o triatro…
Mò abballa miezo ‘o Mercato…

Dicono gli storici che anche lei, Eleonora, avrebbe cercato di sfogarsi sul palco recitando versi di Virgilio, ma i lazzari con la loro ingiuriosa canzone affideranno la memoria di quel giorno e di quella donna alla storia “. L’evento si è concluso con la recitazione di brani dedicati ad Eleonora e recitati da due grandi attori napoletani Lalla Esposito e Peppe Lanzetta . Ed infine sono stati deposti i fiori sulla tomba Eleonora che con il suo pensiero ha dato lustro alla città di Napoli.

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